venerdì 22 aprile 2016

Il pacifismo utopico di Hayao Miyazaki


I Mondi di Miyazaki. Percorsi filosofici negli universi dell’artista giapponese è un libro a cura di Matteo Boscarol uscito di recente per Mimesis Edizioni. Raccoglie una serie di saggi  su vari aspetti di uno degli autori di Anime e Manga più amati in Giappone ed in Italia (Qui ne trovate una recensione). L'indice è:
La melancolia dell’ingegnere. Il sogno tecnoscientifico di Si alza il vento di A.Bordesco
Tempo, tecnica, esistenza nell’ultimo Miyazaki, M. Ghilardi
Il pacifismo utopico di Miyazaki, A. Fontana
Scienza, tecnologia e natura in Miyazaki, di M. Casolino
Geografie e gradi dell’ucronia-Miyazaki, L. Abiusi
Il dio della foresta, una lettura di Mononoke HIme, R. Terrosi
Il principe cane, elementi della filosofia e della poetica di Miyazaki Hayao in una fiaba tibetana, di Massimo Soumaré
Qui riporto una parte del contributo su Scienza, tecnologia e natura in Miyazaki,

Fantascienza ecologica

L’ambientazione fantascientifica delle sue prime opere, a cavallo tra gli anni '70 ed '80   permette a Miyazaki di sviluppare liberamente le sue idee senza però sminuire il giudizio negativo sull'impatto degli errori che l'uomo sta compiendo al giorno d'oggi.
In Conan il ragazzo del futuro (Mirai shōnen Konan) serie televisiva del 1978[1], Miyazaki affronta il problema della relazione tra uomo, natura e tecnologia. La contrapposizione tra bene e male è netta e si articola su almeno due livelli. Da un lato vi è la lotta tra il protagonista Conan e l'antagonista Repka, mentre su scala più ampia si assiste alla contrapposizione tra la vita bucolica di High Harbor, dove la popolazione vive in armonia con la natura, e quella di Industria, l'ultima torre-fortezza, depositaria  del sapere tecnologico che ha distrutto l'ecosistema terrestre[2].


Con Industria periscono anche i “vecchi scienziati" che - rifiutando di essere salvati - si assumono la responsabilità della distruzione del mondo. Gli scienziati in Conan sono in realtà armati da buone intenzioni e tentano di salvare il mondo per porre rimedio ai loro precedenti errori, ma sono ingenui come bambini. Chiusi nella torre (d'avorio) di Industria - non si rendono conto dei soprusi che il dittatore-politico sta compiendo, instaurando una società fortemente gerarchica, divisa in caste. Già in questa occasione viene posta la questione sul ruolo, l'impegno e le responsabilità dello scienziato-ingegnere. Può il Sapiente limitarsi alla pura ricerca senza curarsi dell’influenza che questa ha sul mondo circostante? Sino a che punto è possibile opporsi al fluire del progresso scientifico e tecnologico? In Conan, l'esempio di ciò che l'Autore considera 'scienziato attivo' è il dottor Rao, nonno della coprotagonista Lana. Nella narrazione, Rao si rifiuta di ripristinare l'energia solare che fu causa della distruzione del mondo scegliendo piuttosto di dedicarsi al recupero di una nave che possa salvare tutti gli abitanti di Industria. La torre, infatti, è destinata a sprofondare nel mare a causa dei movimenti tettonici iniziati con la guerra che distrusse il mondo decenni prima. Il finale di Conan è positivo:   le ultime vestigia della civiltà tecnologica e guerrafondaia sprofondano nel mare. La cesura con il passato porta i due protagonisti ad una vita bucolica e di ricolonizzazione di quel che resta del pianeta, ma la domanda sul ruolo e responsabilità della scienza resterà insoluto.
Nausicaa della valle del vento (Kaze no tani no Naushika, 1984) nasce sotto forma di manga (1982) e viene trasposto in animazione nel 1984. Qui la visione del futuro è ancora più cupa: mille anni prima delle vicende del film il mondo è stato distrutto dagli Dei soldati giganti[3], immensi golem biomeccanici che hanno dato il colpo di grazia alla devastazione ambientale causata dall’inquinamento del nostro pianeta da parte dell’uomo. I giganti muoiono dopo i 'Sette giorni di fuoco', ma l'inquinamento ambientale permane per secoli e secoli, producendo trasformazioni irreversibili nell’ecologia del nostro pianeta[4]. Col passare del tempo, la Terra si è evoluta in un pianeta ostile, che ospita una miriade di forme di vita incompatibili con quella umana e dove i pochi insediamenti abitati sono continuamente minacciati dall’avanzare della giungla tossica e letale.  La poca tecnologia superstite, i cui principi di funzionamento sono andati perduti da tempo, è usata solo per scopi bellici. In Nausicaa il crollo della civiltà viene accelerato dallo scontro secolare di due imperi, che non si fanno scrupolo di sfruttare le spore e gli immensi Ohmu[5] della foresta come armi non convenzionali contro città e villaggi nemici, con il solo risultato di precipitare la loro stessa rovina. Anche in Nausicaa il vero nemico è quindi l'uomo, non la giungla tossica, che peraltro - come si scoprirà nel corso del film - sta purificando il pianeta da millenni di inquinamento. Il lungometraggio ha un chiaro messaggio ecologico[6] e ci lascia con la speranza della rinascita di forme di vita compatibili con la vita umana.
Nel manga, invece, le vicende si articolano in maniera più lunga e complessa, giungendo ad un finale aperto e più controverso. L’epònima eroina distrugge la cripta che racchiude le ultime vestigia della scienza degli antichi. Con essa perisce anche una casta sacerdotale chiusa in sé stessa ed avvinghiata morbosamente ad una non-vita. Discendenti regrediti degli scienziati antichi, questi uomini non sono in grado e non vogliono offrire alcuna via d’uscita al genere umano. Da loro Nausicaa apprende, però, che lei e tutti gli uomini sono comunque irrimediabilmente contaminati da centinaia di anni di vita sulla terra inquinata: il nuovo Eden che la natura sta creando non sarà per loro.
Il tema della Caduta e della tecnologia perduta sono centrali anche successivo Laputa - Castello del cielo (Tenkū no shiro Rapyuta, 1986). Nel  prologo viene narrata l’evoluzione di una società che sviluppa il volo con l’aiuto di fantastiche pietre volanti[7] grazie alle quali giungono ad erigere maestosi castelli volanti e cittadelle celesti. Da pinnacolo della scienza e della tecnologia, queste roccaforti si tramutano in luoghi di oppressione da cui controllare i popoli della terra. Come nella Caduta di una novella Atlantide, tutte le fortezze vengono distrutte sino a che, secoli dopo, una sola rimane: Laputa, chiamata così in onore del romanzo di Swift, I viaggi di Gulliver (1726).
Se in Nausicaa il ruolo del MacGuffin hitchcockiano era svolto dal cuore del gigante, in Laputa è la pietra in possesso della coprotagonista Sheeta ad avere questa funzione[8], in quanto necessaria per controllare il castello del cielo. La tecnologia e le armi presenti nel castello fanno gola ai militari e soprattutto a Muska, discendente come Sheeta della dinastia un tempo dominante nel castello celeste.
Il finale di Laputa è positivo: Muska ed i militari vengono sconfitti ed i protagonisti si salvano. Tuttavia, pur senza la spada di Damocle dell’immanente catastrofe ecologica di Nausicaa, anche il mondo di Laputa è crepuscolare. Oltre alla perdita delle conoscenze scientifiche e tecnologiche si sono esaurite anche le risorse naturali ed i mezzi per poter sostentare il villaggio del protagonista Pazu[9].
È emblematico come l’uomo non riesca mai a raggiungere le stelle: Conan e Nausicaa sono accomunati dalla presenza di scheletri di navi spaziali. Nel prologo di Conan, un razzo cerca senza successo di lasciare la terra per sfuggire alla distruzione, ma, danneggiato, ricade sul nostro pianeta[10]. Il paradiso non è nelle stelle: spetterà a Conan ed ai suoi compagni realizzarlo sulla terra. Anche in Nausicaa rottami di navi spaziali fanno una fugace comparsa fungendo da rifugio per i profughi, relegate a mera scenografia che rimarca la tecnologia perduta del passato.
Per Miyazaki la natura umana sembra pertanto incompatibile con la Salvezza, anche se paradossalmente le sue sub-creazioni si rivelano più sagge e pacifiche. I robot di Laputa, seppur progettati e costruiti dall’uomo come macchine belliche, hanno un’indole positiva: cercano di proteggere e difendere Sheeta, e - lasciati liberi - si prendono cura di flora e fauna del Castello del cielo, creando un immenso e splendido giardino in cui la natura ha avuto il sopravvento. Libera dalla malvagità dell’uomo cui è costretta ad obbedire, l’Intelligenza Artificiale riesce quindi ad avere successo proprio dove l'uomo ha fallito. Laputa, infatti, non viene completamente distrutta ma è salvata da un gigantesco albero che intrappola la pietra volante tra le sue radici. Subisce una metamorfosi e liberatasi delle ultime sovrastrutture umane torna ad una purezza in cui natura e robot, ma non l’uomo convivono in armonia[11].
Anche Ohma, l'ultimo dei soldati giganti di Nausicaa, attivato dopo millenni con uno scopo di distruzione, è solo un bambino spaurito e non è di per sé malvagio: cerca, infatti, in Nausicaa l'affetto di una madre. Paradossalmente, è proprio la protagonista del manga che è costretta ad doverlo utilizzare come arma finale per distruggere la cripta contenente le ultime conoscenze degli Antichi. Con esse, Nausicaa uccide scientemente le uova di una nuova razza umana, pura e non contaminata dalla malvagità, destinate a schiudersi quando la giungla tossica avrà completato il suo corso. Neanche la protagonista riesce pertanto a liberarsi dalla maledizione dell'uomo e ripercorre lo stesso cammino distruttivo e di sfruttamento della tecnologia che aveva portato alla distruzione il mondo dei suoi avi.
[1]                     Basato sul romanzo di Alexader Key, The incredible tide (1970).
[2]                     Questa contrapposizione di culture appare già in Heidi (Arupusu no shōjo Haiji, 1974), diretto da Takahata e in cui Miyazaki collaborò alla stesura della sceneggiatura e del design delle scene. Qui la città di Francoforte è in antitesi con le Alpi svizzere, che - ancora incontaminate - riusciranno anche a contribuire alla guarigione dell'amica  Clara.
[3]                      Lett. gigante dio soldato. In Nausicaa Miyazaki crea molti termini originali componendo gli ideogrammi giapponesi e donando ulteriore profondità alla storia.
[4]                     Fonte di ispirazione per la foresta tossica di Nausicaa fu il terribile incidente della baia di Minamata, in cui la Chisso Corporation versò dal 1932 al 1968 scarichi industriali, soprattutto contenenti mercurio. Tra malformazioni, danni neurologici e morti, il numero di vittime giuridicamente accertate fu circa 3000, ma è più vicino ai 10000. Alla tragedia umana si somma la devastazione ecologica della zona, con piante ed animali irrimediabilmente contaminate e che si sono adattate a vivere in questo ambiente corrotto, non dissimile dalla giungla tossica di Nausicaa.
[5]                     Gli insetti della foresta vengono chiamati mushi (insetto) nell'edizione originale. Tuttavia l'ideogramma che Miyazaki usa non è quello comune di insetto, ma uno meno utilizzato in cui il carattere è ripetuto più volte, a rinforzarne la forza. Gli Ohmu, enormi vermi della foresta devono il loro nome fonetica alla traslitterazione di worm inglese, in omaggio ai vermi delle sabbie di Dune, ma sono traslitterati in Ohmu (re-insetto) che ne rafforza il significato mantenendo la pronuncia fonetica.
[6]                     Il film è stato raccomandato dal WWF.
[7]                     Aspetti degli albori di questa società sono anche riscontrabili in un corto visibile al Museo dello studio Ghibli, Le immaginarie macchine volanti (Kūsō no sora tobu kikaitachi, 2002), di Anno Hideaki. Anche il successivo Castello errante di Howl mostra elementi di aerei e macchine volanti che potrebbero richiamare i primordi della civiltà di Laputa. Tuttavia va ricordato che - salvo rarissime eccezioni - i film di Miyazaki sono tutti slegati tra di loro e appartengono a universi distinti.
[8]                     Evoluzione della cavorite di H.G. Wells ne I primi uomini sulla Luna (1901), la pietra antigravitazionale qui detta volucite, sarà usata ed abusata più volte nel mondo dell’animazione giapponese e non negli anni a venire. Citiamo Il mistero della pietra azzurra (Fushigi no umi no Nadia, 1990), serie televisiva diretta da Anno Hideaki, che riprende molti dei temi di Laputa. Trasposizione anime di Ventimila leghe sotto i mari ed altri romanzi di J. Verne, questa serie si basa su una idea originale di Miyazaki e mantiene molti degli elementi di Laputa (ragazza/principessa, pietra con superpoteri, antica tecnologia, Atlantide ecc.).ma è sviluppata con lo stile proprio del regista di Evangelion. Tra le opere più recenti citiamo Last Exile (Lasuto egizairu, 2003), opera che spicca in un desolante panorama di cloni senza alcuno spessore narrativo. Qui ritroviamo la pietra antigravitazionale ( “Claudia”) utilizzata per sostenere macchine volanti da guerra in un mondo retrofuturistico. In questo caso il ruolo di Laputa è svolto dall’Exile, nave spaziale utilizzata secoli prima per colonizzare uno strano mondo composto da un sistema binario di due pianeti molto vicini tra loro.
[9]                     Per l’ambientazione di una civiltà post-rivoluzione vittoriana ormai in declino, Miyazaki afferma di essersi ispirato ai minatori del Galles da lui visitato al tempo degli scioperi del 1984-86.
[10]                   Tra i passeggeri si trovano i genitori del protagonista che moriranno nei primi anni seguenti la catastrofe.
[11]                   Cft Silent Running, D. Turnbull, 1972.
(originariamente appaso su burogu)

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