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mercoledì 9 settembre 2015

Niente meteorite annienta-Terra, almeno per il momento

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Il meteorite di Chicxulub, nella penisola dello Yucatan. Immagine e (c) di Shun Iwasawa

(Questo post è apparso originariamente su Scientificast, candidato per il 2015 ai Macchia nera award. Se possibile votatelo qui!)


Non ci sarà nessun meteorite che distruggerà la terra né il prossimo settembre, né ottobre o in uno qualunque dei mesi successivi.  Il rischio di fare la stessa fine dei dinosauri, estinti definitivamente 65 milioni di anni fa dal meteorite di Chicxulub, è però reale anche se non così imminente come riportato dagli allarmi che si rincorrono su Facebook, che non è proprio la più avanzata rete di rilevamento di corpi celesti.
Ogni giorno cadono sulla terra circa 5 tonnellate di meteoriti, di cui perlomeno due al minuto con un diametro inferiore ad un millimetro. Del miliardo di asteroidi di medie dimensione che orbitano intorno al Sole almeno 2 milioni di essi distruggerebbero la civiltà se colpissero il nostro pianeta. Tuttavia, solo una minima frazione è su orbite che intersecano quella della Terra (ECO- Earth crossing asteroids) e la maggior parte non pone per noi alcun pericolo.
Ciononostante, il monitoraggio del cielo è incompleto. Il primo rapporto NASA sui rischi degli asteroidi fu prodotto solo verso la fine degli anni ’90: al tempo erano noti non più di 236 oggetti ed il rapporto non fu preso sul serio da politici e non addetti ai lavori. Nel 2005 il congresso degli Stati Uniti diede mandato alla NASA di identificare almeno il 90% degli asteroidi più grandi di 140 m entro il 2020  senza però aumentare i fondi stanziati per questa ricerca. Verso il 2007 erano noti più di 4000 corpi celesti, di cui 880 con diametro superiore al chilometro. Al oggi la NASA ha identificato ben 1607 asteroidi potenzialmente pericolosi, le cui orbite passano a meno di 0.05 unità astronomiche (una unità astronomica è la distanza tra la terra ed il sole, circa 150 milioni di km) dalla terra e che sono più brillanti della 22a magnitudine (circa 200 volte meno luminosi di Caronte,il satellite di Plutone).
Una volta rivelato, l’asteroide va deflesso dalla sua rotta di collisione con la Terra. Non ci sono scenari possibili in cui il nostro pianeta viene salvato all’ultimo secondo: qualunque  missione che non preveda l’intervento di Bruce Willis deve avere inizio almeno 10 anni prima del tempo d’impatto previsto. Infatti, maggiore è l’anticipo con cui si agisce e minore è l’energia richiesta per deviare la traiettoria dell’asteroide. Con un decennio di tempo le variazioni di velocità richieste per salvare il nostro pianeta sono relativamente piccole e si aggirano intorno a qualche centimetro al secondo  per un asteroide in grado di causare un estinzione di massa. Ritardare la risposta implica dover utilizzare una spinta maggiore e molta più energia.
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Immagine Nasa
I metodi per ottenere una variazione di traiettoria sono molteplici e vanno dal grande classico dell’esplosione nucleare, all’uso di laser, alla vela solare o altri metodi di propulsione (qui una lista delle varie tecniche attualmente  in fase di studio). Ai rischi posti da queste tecnologie mai sperimentate, si aggiungono le incertezze di una missione interplanetaria in grado sia di trasportare un carico elevato che di raggiungere velocemente il corpo celeste. Inoltre, l’esperienza passata, ad esempio quella  con la sonda Hayabusa, mostra che sono necessari almeno altri 5-10 anni per allestire questo tipo di missioni. Anche se di fronte ad un rischio concreto sarebbe possibile accorciare questo tempo, c’è anche da considerare che molte delle tecnologie  sarebbero utilizzate per la prima volta  e quindi richiederebbero un tempo notevole per lo sviluppo ed i test di qualifica necessari a garantire il successo.
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Foto Esa
L’ESA e la NASA sta allestendo una missione congiunta, AIDA, per deflettere un piccolo asteroide, del diametro di 150 m, che orbita attorno ad un asteroide più grande, del diametro di 800 m, Didymos. AIDA è composta di due sonde gemelle, AIM e DART: DART (NASA) si schianterà sull’asteroide  e AIM (ESA)  misurerà le variazioni di orbita prima e dopo l’impatto (qui un ottimo video sulla missione). L’impattore, del peso di 300kg, dovrebbe schiantarsi alla velocità di sei chilometri al secondo sull’asteroide più piccolo, modificandone la velocità orbitale di “ben” mezzo millimetro al secondo. Poiché il sistema binario di Didymos non è un ECO, non c’è alcun pericolo che l’esperimento metta a rischio il nostro pianeta. Si tratta di un dimostratore estremamente interessante, e – se realizzato – rappresenta il primo passo per evitare di fare la stessa fine dei precedenti inquilini del pianeta.
 



lunedì 5 marzo 2012

Dai campi di internamento per giapponesi all'astrofisica extragalattica: la strana storia della città del deserto di Delta. 2) Topaz, meteoriti ed il Capitano Sulu

Il campo di internamento di Topaz nel 1943
Tra i campi di internamento in cui i giapponesi furono internati nella seconda guerra mondiale vi era Topaz, nello Utah. Prendeva il nome dalla montagna lì vicino: sito a 16 miglia ad Est della città di Delta, a 2 ore di macchina da Salt Lake City. Lungi dall’essere il gioiello che il nome suggeriva, dava alloggio a più di 8000 internati in strette e fredde baracche, casa dei deportati giapponesi per più di 3  anni. Varie baracche dovevano condividere gli scarni e limitati servizi  igienici, con una sola mensa centrale per tutti gli internati. 
1944: i veterani giapponesi,
 arruolati nell’esercito statunitense, 
fanno visita ai genitori internati. 
Non tutti purtroppo 
fecero ritorno, come testimoniano
 le corone di fiori. 
Nonostante il filo spinato ed i posti di guardia che circondavano Topaz, ai residenti era permesso di lasciare il campo per lavorare nei campi e nelle industrie dello Utah, sottopagati (e dunque convenienti) rispetto agli altri lavoratori. Inoltre  la xenofobia del governo statunitense  non impedì di arruolare vari giovani da Topaz e gli altri campi, costituendo un battaglione, il 442 reggimento di fanteria, che si distinse più volte in combattimento sul fronte europeo. 


Il meteorite di Drum Mountain,
scoperto dai giapponesi di Topaz
nel 1944.
Tra le attività concesse ai giapponesi vi era anche  quella di esplorare le montagne intorno al campo alla ricerca di fossili, minerali e meteoriti: in una delle spedizioni tra le aspre alture montagne, i prigionieri scoprirono nel 1944 uno dei più grandi meteoriti mai trovati negli USA, pesante più di mezza tonnellata.  
Tra  la polvere ed il filo spinato di uno di questi campi si trovava anche il giovane George Takei, divenuto  poi famoso nella serie e nei film di Star Trek come il tenente (poi capitano) Sulu. Nella sua autobiografia  Takei racconta dettagliatamente le sue avventure di deportato, anche se la sua giovane età gli fece render conto solo molto più tardi  della triste ed assurda  situazione in cui si trovava.  Ora l'anziano attore sta allestendo un musical  per ricordare gli eventi di quell'epoca ed impedire che si ripetano.
La chiusura dei campi ebbe inizio nei primi mesi del 1945, precedendo talvolta la fine della guerra del pacifico. Quando i residenti di Topaz  furono ‘liberati’ avevano perso tutto: case, negozi e conti bancari. Dovettero ricominciare da zero:  un simbolico risarcimento economico giunse solo nel 1989 (a seguito di una class action) con Reagan. Le prime scuse politiche arrivarono nel 1990 con Gorge Bush senior.
Il campo Topaz, 
(in alto a sinistra),
 in una foto NASA del 1962
Di Topaz oggi resta ben poco: le strade e la struttura del campo è visibile dall’alto  ma le baracche sono state da tempo  distrutte o convertite in abitazioni della cittadina di Delta. Il sito è comunque visitabile,  facendo attenzione a serpenti ragni e scorpioni. Esiste anche un museo dedicato al campo ed una sezione nel Centro di Raggi Cosmici.  Infatti il riscatto morale dell’infamia di Topaz dovette attendere più di cinquant’anni,  quando ricercatori statunitensi e giapponesi si unirono per realizzare Telescope Array, uno dei più grandi rivelatori terrestro di raggi cosmici esistenti sulla terra, secondo solo ad Auger, sito nell’emisfero Sud. Ma di questo parleremo la prossima volta.

2,continua
Prima parte
Terza parte
1944: la libreria del campo in un disegno di Ella Honderich.