Gli effetti della radiazione ionizzante vengono classificati secondo due raggruppamenti: deterministici e stocastici.
I primi si manifestano sempre se esposti ad alte dosi di radiazione mentre i secondi sono tipici di basse dosi assorbite.
Gli effetti stocastici sono casuali e vengono evidenziati solo analizzando – comparativamente rispetto alla generalità della popolazione –
un consistente numero di pazienti o di persone esposte anche a dosi basse ma per lunghi periodi di tempo.
Nei soggetti esposti ad un’alta dose di radiazioni (maggiore di 0.25 Sv) i sintomi – spossatezza, mal di testa nausea e vomito, a cui ci si riferisce con il più comune “malessere da radiazione” – si manifestano con certezza nelle prime ore dopo l’irraggiamento. Anche se in meno di 24 ore ci si sente di nuovo meglio e non si avverte nessun disagio, i sintomi ricompaiono dopo alcuni giorni nella forma di febbri, emorragie, sangue nel vomito e nelle feci.
Ad 1 Sv la fase di quiete nel soggetto esposto è più breve e talvolta assente ma – se sottoposto a cura – si hanno buone probabilità di guarigione.
Sopra 4 Sv si ha il 50% di possibilità di morte, raggiungendo il 100% sopra i 7 Sv. Se il paziente è sottoposto a cure la probabilità di sopravvivenza aumenta: dopo circa 8 settimane di terapia ha una buona possibilità di ricupero.
A Fukushima il 24 marzo (dati IAEA) ci sono stati 17 lavoratori esposti a più di 0.1 Sv (tra questi sono inclusi i due tecnici esposti a 2-3 Sv alle gambe per essere venuti a contatto con l’acqua radioattiva) e tutti sono stati ricoverati in ospedale per accertamenti e cure.
Se gli effetti deterministici sono di gravità proporzionale alla radiazione ma esibiscono una soglia sotto la quale non si manifestano, si ritiene che gli effetti stocastici non abbiano una netta linea di demarcazione e possono colpire dopo vari anni. Solitamente si manifestano sotto forma di tumore ma non appaiono in tutti i soggetti esposti.
Nel caso di esposizione di un gran numero di persone è possibile determinare l’aumento dell’incidenza dei tumori e metterli in relazione con la dose cui sono stati esposti.
Un’esposizione maggiore implica un rischio maggiore di contrarre tumore. Per dare un’idea, la probabilità di morte per incidenti domestici o
in auto è pari a quella associata ad una dose di 0.01 Sv (10 mSv), ossia una su 10.000 (0.01%).
A dosi più basse è ancora dibattuto se la radiazione abbia degli effetti sulla salute e quali siano.
Gli studi epidemiologici mostrano come alcuni tumori come la leucemia, il tumore al seno, ai polmoni e alla tiroide siano più facilmente indotti
dalla radiazione, mentre altri (pancreas, testicolo, prostata) non aumentino nei soggetti esposti.
I danni al DNA dei soggetti esposti si possono trasmettere alla generazione successiva sotto forma di mutazioni genetiche. Il numero di mutazioni è trascurabile per basse esposizioni, fino a 10 mSv, circa l’1% di quelle che avvengono per cause naturali, ma aumenta della metà nel caso di esposizioni di 0.5 Sv.
Estratto dal libro "Come sopravvivere alla radioattività" http://www.bandashop.it/product.php?id=127
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