Nessuno dei dirigenti TEPCO sarà processato per l'incidente di Fukushima.
L'ufficio distrettuale di Tokyo ha infatti ritenuto (9/9/2013) che non sia possibile o necessario procedere penalmente contro la TEPCO per negligenza
o per non aver realizzato strutture di protezioni sufficienti a proteggere la
centrale. Anche membri del governo Kan sono stati scagionati dall'aver causato ritardi nelle operazioni di messa in sicurezza della centrale. Questo è il risultato di indagini frettolose ed approssimative, senza
una reale acquisizione di documenti della TEPCO o una
perquisizione dei loro uffici o della corrispondenza dei dirigenti.
In sostanza, le
protezioni alla centrale sono state ritenute adeguate al rischio tsunami
stimato (sempre dalla TEPCO). Questo a discapito di rapporti archeologici che mostravano come
circa mille anni fa ci fosse stato un maremoto analogo le cui acque penetrarono per
decine di chilometri nell'entroterra, proprio come accadde per l'evento del
2011.
Inoltre, archeologia a parte, va ricordato che l'incidente alla centrale è da attribuirsi alla sciagurata scelta di installare
i generatori di emergenza nei sotterranei degli edifici lato mare. I
reattori 5 e 6, serviti da generatori posti su terreno rialzato, non hanno infatti
avuto alcun problema. Va anche che almeno due dipendenti della centrale sono
morti perché mandati ad investigare lo stato dei reattori dopo la prima onda
dello tsunami. Quando la seconda onda, più alta e più intensa (come noto a chi studia questi eventi e a chi deve
prepararsi ad affrontarli ) si abbatté sulla
centrale, li uccise.
Oltre ai due dipendenti, l'incidente alla centrale nucleare ha causato
circa 1500 morti (non per radiazione) soprattutto tra le persone anziane e malate, costrette ad evacuare nelle
frenetiche ore dopo le prime esplosioni (chimiche) dei reattori. Al
momento risultano sfollati almeno
150,000 persone.
D'altro canto, un
tribunale giapponese ha condannato la direzione di un asilo privato a pagare
117 milioni di yen come risarcimento alle famiglie dei cinque bambini rimasti uccisi
quando l'autobus su cui viaggiavano fu spazzato via dalle onde. L'autista non era
preparato a gestire l'emergenza e non
diresse il suo mezzo verso le
colline, recandosi invece verso la costa. In questo caso il direttore
dell'asilo è stato dichiarato colpevole di non aver previsto la possibilità dello tsunami ed addestrato adeguatamente il
suo personale a gestire l'emergenza.
Per aggiornamenti sul diritto giapponese va ricordato l'ottimo blog di Andrea Ortolani
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