Christer Fuglesang nel laboratorio USA indossa il rivelatore al silicio Altea per lo studio dei lampi di luce e della correlazione con la radiazione nello spazio. (STS126/12a) Da qui |
Gli astronauti sono per
natura avezzi a fronteggiare a rischi di ogni tipo: talvolta però
compiono atti che rasentano la follia. Christer Fuglesang è un astronauta (e cosmonauta) svedese, che ha volato per due volte sul Discovery alla volta della Stazione Spaziale Internazionale, che ha contribuito ad assemblare con varie attività extraveicolari. Ha lavorato anche ai nostri esperimenti Sileye-3 ed Altea, volti alla misurazione della radiazione spaziale e dei
suoi effetti sugli astronauti. Con Altea ha anche studiato l’effetto dei lampi di luce che gli astronauti
percepiscono quando il loro occhi sono colpiti dalla radiazione cosmica.
In un ‘open
campus’ in Svezia, l’astronauta ha pubblicamente ingerito una quantità di medicine omeopatiche
per dormire pari a oltre 10 volte la dose massima consentita: si è trattato di una overdose di 'farmaci' omeopatici, pari a... bere un boccale d'acqua invece di un bicchierino d'acqua. Naturalmente non si è avuto nessun effetto collaterale come invece ci si sarebbe attesi nell’ipotesi che un qualunque principio attivo fosse presente nella medicina omeopatica.
Naturalmente si tratta di
un evento dimostrativo, che comunque mostra come il fattore di diluizione non abbia comunque senso ma che riflette l’assenza di prove scientifiche
dell’efficacia di questi rimedi.
Il folle tentativo di suicidio per overdose di prodotti omeopatici di Christer Fuglesang nel 2011. |
La spiegazione che viene addotta dai difensori dell'omeopatia è che vi sia un qualche fenomeno ancora sconosciuto (e non comprovato scientificamente), ma che è probabilmente dovuto all'effetto
placebo o alle naturali difese dell'organismo. In ogni caso se proprio si vuole ricorrere a questi rimedi è sempre bene farlo
per le semplici indisposizioni o le malattie non gravi.
L'altra domanda è sul motivo per cui questi pseudo-farmaci costino così tanto: in proporzione è come se pagassimo una bottiglia con meno un granello di zucchero (o la ormai storica particella di sodio) 10-100 euro. Di più costoso c'è forse solo il costo degli articoli sulle riviste scientifiche.
Grazie ad Oscar per l'informazione.
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