La regione di Fukushima (e non solo) presenta una serie di hot spot in cui la radioattività è particolarmente elevata: queste zone sono spesso delle dimensioni di poche decine di centimetri, in prossimità di grondaie, sotto gli alberi, e in generale dove si raccoglie l'acqua o la neve. In foto una zona dove i rivelatori mostrano più di 30 microSv/ora. E' possibile vedere come vi siano considerevoli differenze tra i rivelatori: quello russo (blu a sinistra) e quello a stick (secondo da sinistra) erano fuori scala, essendo costruiti per bassi fondi. LE discrepanze dei valori degli altri strumenti sono dovuto al diverso tipo di rivelatore: quelli a gas (contatori Geiger) hanno una risposta solo ai gamma, mentre quelli a scintillatore (di solito ioduro di cesio) possono rivelare anche beta e alfa (se hanno anche una finestra opportuna). Con 30 microSv/ora, la dose in un anno ammonterebbe a poco meno di 300 mSv. Questo nell'improbabile ipotesi che si viva sempre nei 10 cm della grondaia, per cui non si tratta di valori preoccupanti (peraltro inferiori a quanto sono soggetti gli astronauti sulla stazione spaziale).
Hot spot in prossimità di una grondaia |
Il monitoraggio delle radiazioni è comunque molto distribuito e le persone - seppur non specialisti - usano gli strumenti con competenza, sia che si tratti di strumenti posti nelle segherie che nelle coop che vendono prodotti di Fukushima. Val la pena ricordare che la soglia di sicurezza del legno da costruzione è comunque molto inferiore a quella peraltro assente - dato che non si fanno controlli - delle pozzolane vulcaniche italiane. Nel caso del cibo, i prodotti in vendita sono tutti sotto i 100Bq/kg, e dunque perfettamente sicuri. Tuttavia la produzione nella zona è crollata con la fiducia dei consumatori. Ad esempio i ristoratori non possono utilizzare prodotti dell regione anche se li reputano sicuri. I segnali di ripresa sono evidenti, ma si tratta comunque di una frazione della produzione prima dell'incidente.
devo trovare la scusa per farmici mandare in missione con un paio dei nostri strumenti. altro bel lavoro Marco!
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