giovedì 29 settembre 2011

Le sigarette radioattive

Con il simbolo di radiazioni sui pacchetti di sigarette si riuscirebbe
a ridurre il numero di fumatori?
A related post on this topic in english is here
Come il tabacco assorbe il polonio dai fertilizzanti.
Immagine tratta da qui

Il tabacco è la fonte maggiore di radiazione cui è soggetto l'uomo, sia   in Italia che nel mondo.  
Infatti nelle sigarette è presente il polonio-210, che si accumula sulle foglie a causa del fertilizzante usato, 
l’apatite, che contiene anche radio e piombo-210.

Fumando, il polonio si deposita alle biforcazioni dei bronchi con i polmoni, uno dei luoghi dove hanno origine molti dei tumori dei fumatori. 
Per i consumatori di tabacco, fumando un pacchetto di sigarette al giorno, si è esposti a 100 mSv ogni anno (rispetto ad una soglia di 15mSv ed una media di 1mSv). Conseguentemente il rischio di ammalarsi di cancro è 25 volte maggiore rispetto a chi è solo soggetto al radon ambientale. Si noti che questi sono dati per decesso da irradiazione e non includono quelli per tumore indotto direttamente dalle sostanze carcinogene del fumo. Inoltre il catrame nelle sigarette ha anche l’effetto di fissare le particelle di radon nei polmoni evitando che l’organismo le possa espellere e aumentando i danni rispetto ad un non fumatore che sia esposto alla stessa quantità di radon. Si calcola che ogni anno in Europa un decimo dei decessi per tumore polmonare, circa 20.000 casi, sono dovuti all’esposizione al radon e polobio. Da queste stime si può concludere che cinquanta anni di fumo hanno causato - per le sole radiazioni - un milione di morti in Europa. 
In dettaglio, la probabilità di contrarre un tumore ai polmoni prima dei 75 anni alle concentrazioni di 0, 100 e 400 Bq/m3 di radon è pari a, rispettivamente, lo 0,4%, 0,5% e 0,7% per i non fumatori. Per chi fuma un pacchetto di sigarette al giorno il rischio sale al 10%, 12% e 16%. Si calcola che ogni anno in Europa 20.000 decessi per cancro ai polmoni sono dovuti all’esposizione al radon (il 9% di tutti i decessi per tumore polmonare, che corrisponde al 2% di decessi per tutti i tumori).



Il polonio-210 è stato utilizzato - in dosi elevatissime - per assassinare nel 2006 il dissidente russo Alexander Litvinienko.   Fu solo a pochi giorni dalla morte del dissidente che i dottori si accorsero che questi aveva ingerito una enorme dose di polonio-210. Questo rarissimo isotopo
può essere prodotto solo nei reattori RBMK delle centrali ex sovietiche ed è a disposizione solo i determinate agenzie governative. È impossibile rivelare il polonio-210 se non lo si cerca in maniera specifica: decade emettendo esclusivamente particelle alfa. I nuclei di elio si fermavano nel corpo dell’ex militare russo e dunque non erano visibili alla maggior parte dei rivelatori. Una volta all’interno del corpo, l’effetto del decadimento dell’isotopo radioattivo portò al rilascio della sua mortale dose agli organi interni dell’inconsapevole vittima. Litvinenko morì il 23 novembre 2006 a seguito dell’avvelenamento da radiazione: dall’autopsia emerse che il polonio gli era stato somministrato in quantità enorme (due microgrammi, corrispondenti a 20 miliardi di Becquerel).

Bibliografia scientifica:

The big idea: polonium, radon and cigarettesJ 156 R Soc Med 2008: 101: 156–157. DOI 10.1258/jrsm.2007.070021

Waking a Sleeping Giant: The Tobacco Industry’s Response to the Polonium-210 IssueAm J Public Health. 2008;98:1643–1650. doi:10.2105/AJPH.2007.130963

alpha-Radiation dose at bronchial bifurcations of smokers from indoor
exposure to radon progeny  Proc. Nati Acad. Sci. USA Vol. 80, pp. 1285-1289, March 1983








giovedì 22 settembre 2011

Radioattività e nucleare in Italia, nell'Italia del Giappone del dopo-Fukushima. Conferenza ad Agropoli

Lo scorso 19 settembre 2011, nell'ambito del settembre culturale di Agropoli,   si è tenuta una conferenza su
Radioattività e nucleare in Italia, nell'Italia del Giappone del dopo-Fukushima. L'incontro  è stato organizzato dall'Associazione Filippo Patella ed ha suscitato un notevole interesse tra il pubblico presente.  
A questo indirizzo è presente il video della presentazione, nel corso della quale è stata misurata la radioattività ambientale nel castello  di Agropoli e confrontata con quella del Lazio e della Campania. 
E' stata anche misurata l'attività di oggetti di uso comune che contengono materiale radioattivo, come le mantelline usate nelle lampade da campeggio (contengono torio) e collane e braccialetti di vetro di uranio. 
Il dibatitto con i partecipanti è stato molto acceso, sia sui temi che riguardano l'incidente in Giappone che sulle fonti note e meno note di radiazione in Italia, come il radon che proviene dal sottosuolo ed il polonio-210 presente nel tabacco delle sigarette.







giovedì 8 settembre 2011

Contaminazione nelle regioni di Saitama e Chiba

Il fiume Arakawa
Domenica scorsa mi sono recato sulle sponde del fiume Arakawa per misurare la quantità di radiazione presente vicino alla città di Wako. Nel mesi scorsi i depositi di materiale radioattivo si erano accumulati nelle fogne e negli scarichi delle acque piovane, per cui ero curioso di verificare se questo effetto fosse ancora misurabile. Il fiume si snoda nella regione di Saitama prima di sfociare nella baia di Tokyo ed è meta di molti giapponesi che vi praticano tutti i tipi di sport. Inoltre è ricco di risaie e campi coltivati.
Nei  quattro - cinque chilometri che ho percorso la radiazione ambientale era bassissima 0.06 microSv/h (a Roma è 0.3 microSv/h). E' stato possibile misurare qualche incremento in prossimità del terreno (sino a 0.2 microSv/h), ma nulla di eclatante.  Anche i corsi d'acqua, gli alberi ed i canneti non hanno mostrato valori che superassero gli 0.2 microSv/h già citati.  Non vi è dunque traccia di materiale radioattivo accumulato nel terreno. Ovviamente per fare una misura più accurata andrebbe preso un campione ed analizzato in laboratorio, ma l'effetto sull'uomo è comunque trascurabile. Anche le montagne di pula proveniente dai chicchi di riso non mostra tracce apprezzabili di radiazione.



Il depuratore sulle rive del fiume
Arakawa, vicino a Wako
Al ritorno mi sono trovato a passare vicino ad uno dei depuratori d'acqua (in uno di questi erano stati rivelati all'interno degli edifici valori alti di radiazione). A circa 50 metri di distanza le letture erano tutte intorno a 0.1 microSv/h. Se c'è rimasto materiale radioattivo accumulato all'interno dell'edificio, da fuori non è rivelabile.





Nei primi di settembre ho visitato l'istituto di raggi cosmici (ICRR) presso il campus dell'università di Tokyo a Kashiwa-no-ha, nella regione di Chiba lungo la linea dello Tsukuba express.
Quella regione era stata colpita maggiormente dalla nube radioattiva, complici i venti e la posizione più a nord. Anche in questo caso non vi sono state letture degne di preoccupazione: 0.04microSv/h negli uffici, 0.1microSv/h all'aperto e nei prati. Uno solo caso ha mostrato la presenza di hot spot  o punti caldi: sotto ad uno degli alberi, dove la terra era stata liberata dalle erbacce, le misure hanno dato 0.6 microSv/h. Un numero assolutamente trascurabile (sia per valore sia perché  circoscritto a circa mezzo metro quadro) ma che mostra  come la radiazione si depositi e si accumuli in maniera molto discontinua da luogo a luogo.

Nota: dato che kawa in giapponese vuol dire fiume si dovrebbe dire fiume Ara (è come dire deserto del Sahara)...