mercoledì 21 maggio 2014

Il dio Terminus: la Fondazione di Asimov diventa un manga.

La Sideranch giapponese ha iniziato nell’ottobre 2013 la trasposizione della saga della Fondazione di Isaac Asimov. Il tratto, pulito ed essenziale, rende onore ai personaggi dei romanzi, restando fedele alla caratterizzazione dell’autore.
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Anche nella narrazione delle vicende si nota con piacere  l'aderenza quasi maniacale al testo originale. Non solo nomi ed i ruoli sono traslitterati fedelmente, ma numeri, cifre e date presenti nel manga coincidono con quelli del romanzo,  a sottolineare la passione dei curatori.
Nella concezione delle storie della Fondazione, originariamente pubblicate ad episodi a  partire dal 1942, Asimov trasse ispirazione  dal "Declino e caduta dell'impero romano", di Edward Gibbon. La monumentale opera dello storico anglosassone descrive il  crollo dell'Impero romano dalle prime avvisaglie sino alla sua fine in occidente nel V secolo e un millennio dopo in oriente.
Il primo volume,di quasi 300 pagine, copre le prime tre storie di Fondm2Clipboard01azione. Nel primo capitolo incontriamo Hari Seldon ed il suo futuro successore, Gaal Dornick. Assistiamo quindi alla nascita della Fondazione su un pianeta nella estrema periferia galattica ed ai suoi primi scontri con i sistemi vicini. Lo scopo apparente è di redigere una onnicomprensiva Enciclopedia Galattica, ma l'obiettivo reale è quello di preservare scienza e tecnologia evitando che periscano nel crollo dell'impero galattico, in analogia a quanto avvenuto in Europa nel Medioevo.
Il nome del pianeta cui viene posta la Fondazione, Terminus, ha un valore simbolico molto importante per Asimov, che  dichiara di aver letto per ben due volte l’opera di Gibbon: Terminus era infatti il dio romano preposto alla guardia dei confini dell'impero. Era rappresentato da una  massiccia pietra  posta nel tempio di Giove sulla collina del Campidoglio. Nelle parole di Gibbon solo Terminus, di tutte le divinità inferiori,  aveva rifiutato di piegarsi al volere di Giove e gli àuguri avevano dedotto che i confini di Roma non si sarebbero mai ritirati sino a che il dio fosse rimasto al suo posto.
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lunedì 19 maggio 2014

Dieci oggetti radioattivi di uso (quasi) quotidiano.

In ordine di pericolosità crescente: 
  1.   
  2. Bottoni, collane, piatti di vetro di uranio. Negli anni ’20 il vetro di uranioera largamente usato nella produzione di bigiotteria e accessori per la casa. È innocuo dato il lungo tempo di decadimento dell’uranio. Se volete uccidere qualcuno con un posacenere d’uranio  dovrete tirarglielo in testa. 
  3. Rivelatori di fumo. Ormai in disuso, questi rivelatori utilizzano le particelle alfa (nuclei di elio) emessi nel decadimento dell’americio 241. Il  fumo impedisce alle particelle di raggiungere il sensore e fanno scattare l’allarme.Si trovano ancora comunemente nelle toilette degli aerei. (innocuo).
  4. Sveglie fosforescenti. Ormai rare, contengono radio che – decadendo – produce la luce che ne rende visibili le lancette la notte. Innocue, ma nel 1917 tutte le ragazze che dipingevano i numeri sui quadranti degli orologi morirono di tumore perché leccavano il pennello intinto nel radio per mantenerne la forma. 
  5. Lenti fotografiche. Il torio è anche usato in una serie di lenti fotografiche, per il loro elevato indice di rifrazione che ne fa delle ottime lenti. Sono molto radioattive, ma per quante foto possiate fare la vostra dose resterà bassa. Innocuo ma non le terrei sul comodino.
  6. Lampade a gas da campeggio. La mantellina delle lampade a gas da campeggio è di torio, molto più attivo dell’uranio. Relativamente innocuo, ma è preferibile non mangiare vicino a queste lampade.    
  7. Frutta: Banane (125 Bq/kg) per via dell’isotopo radioattivo del  potassio 40. Noci del Brasile (600 Bq/kg). Mirtilli – di solito dell’est Europa - con cesio 137 liberato dall’incidente di Chernobyl. Il cesio si raccoglie anche nei funghi, sia  in Europa che alcune regioni del Giappone dopo l’incidente di Fukushima. 
  8. Sorgenti termali e sali da esse provenienti. Le acque sotterranee scaldate da attività vulcanica contengono anche materiali radioattivi. Spesso sono anche pubblicizzate come particolarmente curative perché contengono radiazione alfa (fino a sei volte la radiazione massima ammessa nell’acqua in bottiglia) che invece causa un danno maggiore alle cellule. In ogni caso intensità ed esposizione non le rendono pericolose per la salute.
  9. Aerei. Non sono radioattivi, ma volano a 11000 metri, dove le particelle prodotte dalla radiazione cosmica nell’interazione con l’atmosfera è massima. Piloti e assistenti di volo sono soggetti ad una dose addizionale di radiazione pari a 5 mSv/anno.
  10. Case di tufo e cantine. Contengono radon, un gas radioattivo prodotto dall’uranio e torio presente nelle rocce vulcaniche. Il gas è chimicamente neutro ma più pesante dell’aria e tende ad accumularsi in luoghi chiusi e non aerati come le cantine o i seminterrati. L’esposizione varia molto a seconda degli edifici ma può comportare un rischio per la salute soprattutto se si tratta di scuole o abitazioni. 
  11. Sigarette. Contengono Polonio 210, lo stesso utilizzato per uccidere il dissidente russo Litvinienko e – si ipotizza – Arafat. Il polonio viene inspirato con il fumo e fissato sulla giunzione bronchiale dal catrame.E’ stato stimato che un fumatore di un  pacchetto di sigarette al giorno è esposto a 100 mSv all’anno di radiazione e che il 10% dei tumori (circa 20,000 casi all’anno in Europa) ai polmoni causati dalle sigarette sono dovuti alla radiazione in esse contenute. Per far smettere di fumare basterebbe scrivere “radioattivo” sui pacchetti delle bionde.
Nota: la dose cui possiamo essere esposti (espressa in Sievert) dipende dalla radioattività della sorgente (espressa in Becquerel), dal modo con cui ne veniamo a contatto (ingerire una mantellina di torio può essere molto pericoloso), dalla distanza della sorgente e da molti altri fattori. La classifica qui sopra è qualitativa ma rispecchia una esposizione tipica.  -


Reblog da pagina99

mercoledì 14 maggio 2014

Guerra Fredda nello spazio 2.0: la crisi Ucraina colpisce anche la ISS?


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Nel 1975, in piena guerra fredda, una navicella statunitense ed una sovietica si agganciarono per la prima volta  nello spazio. A parte  i segnali politici e di distensione tra le due superpotenze, l'idea del progezzo Apollo-Soyuz era di mettere a punto un sistema di attracco che permettesse di salvare astronauti in difficoltà in orbita terrestre.  Dovettero poi passare  20 anni prima del successivo attracco internazionale: STS-71 permise l'aggancio dello Space Shuttle alla gloriosa stazione spaziale Russa Mir.
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L'Atlantis attraccato alla Mir (STS-71)
Il programma Shuttle-Mir mise a punto molte delle tecnologie per la stazione spaziale internazionale (ISS), costruita con parti provenienti dalla Russia, Stati Uniti, Europa e Giappone.
La collaborazione internazionale ha permesso sino ad ora di mantenere la ISS in orbita, l'unico avamposto umano nello spazio, anche se a 'soli' 350  km di altezza. Va comunque ricordato che la ISS è grande solo quattro volte lo Skylab, realizzato con il terzo stadio del Saturno V, e che due di questi razzi che mandarono l'uomo sulla Luna furono lasciati in un museo 'per risparmiare'.
Sino ad ora le attività spaziali erano rimaste intoccate  dalla crescente crisi Ucraina, ma è di questi giorni la notizia che il vice primo ministro russo Dmitry Rogozin, ( forumastronautico ha un ottimo commento al riguardo) ha espresso dubbi che la Russia voglia proseguire la collaborazione oltre il 2020. Questa era  la  data 'di scadenza' della ISS; i suoi sistemi possono funzionare però almeno sino al 2028 e di recente gli Usa hanno proposto di estendere le operazioni almeno sino al 2024.
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Un motore russo NK-33
Con il pensionamento dello Shuttle   gli Stati Uniti devono pagare i russi circa 60M$ per ogni astronauta che raggiunge la ISS con le vecchie ma estremamente affidabili navicelle Soyuz. (Lo Space  Shuttle  era una  navicella bella a vedersi ma mal concepita sin dal principio, dato che non ha senso ed è molto rischioso  lanciare cargo ed equipaggio con lo stesso vettore).
Se è improbabile che la collaborazione nel programma con astronauti abbia termine  nei prossimi anni,  più realistica è la proibizione di impedire l'uso dei motori russi RD-180 per il lancio di satelliti militari statunitensi. Nel corso del programma lunare  sovietico furono sviluppati gli NK-33 motori estremamente efficienti a circolo chiuso, in cui i gas di scarico delle turbine del combustibile non sono espulsi separatamente, ma vengono iniettati nella camera di combustione, con aumento delle performance fino al 25% rispetto a motori convenzionali.
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Un motore russo RD-180
Evoluzione del concetto degli NK-33 furono gli RD-170, usati nello Shuttle russo Buran ed il suo immenso vettore Energia (in una delle configurazioni previste avrebbe potuto mandare 100 tonnellate su Marte, ora arriviamo al massimo a 30 attorno alla Terra).  Gli RD-180 furono adattati dai russi ai vettori Atlas degli americani.
Nelle crescenti sanzioni economiche e di importazione (almeno sulla carta), la proibizione di usare motori per scopo militare non sembra fuori luogo. In previsione di eventi simili comunque gli Stati Uniti hanno uno stock di motori che garantisce almeno due anni di operazioni. Dopo si dovrà costruirel'RD-180 in Usa o - più probabilmente - ricorrere ai sempre meno costosi e più affidabili vettori sviluppati da Space-X ed altre industrie private. 

E' quindi auspicabile che la collaborazione nello spazio prosegua indipendentemente dalle vicende politiche terrestri: come lo Skylab e la corsa alla Luna hanno tristemente dimostrato, una volta persa una tecnologia o una capacità di lancio è poi molto difficile ed estremamente costoso recuperare le 'conoscenze degli antichi', anche se queste conoscenze risalgono a solo pochi decenni fa. 


ps  lasciate perdere Gravity, bello senz'anima (oltre a violare ogni leggi della fisica scoperta da Aristotele ad oggi): un film realistico sugli incidenti nello spazio è  Marooned - Abbandonati nello spazio  (1969, G. Peck, G. Hackman). 
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martedì 13 maggio 2014

Bufale intergalattiche: il Warp Drive e Scientific American

Come le zanzare d’estate e le bufale sempreverdi, rispunta periodicamente il fantomatico “warp drive della NASA”. Questa volta (purtroppo)  su una rivista prestigiosa come “Scientific American”, poi ripresa anche sul nostro “Le Scienze” italiano.
Ne abbiamo già parlato più volte qui e qui ma la  sostanza  non è cambiata (anche perché immagini e disegnini sono sempre le stesse e non ci sono pubblicazioni):
  1. Non esiste al momento nessun warp drive e nessun modo teorico o pratico per andare più veloci della velocità della luce.
  2. La metrica proposta è solo una delle tante equazioni che si possono scrivere su carta. Posso scrivere l’equazione dei tachioni, ma  non vuol dire che questi esistano. Al momento non c’è nulla che neanche lontanamente suggerisca deviazioni dalla teoria di Einstein (putroppo!).
  3. L’unico modo per modificare la metrica dello spazio tempo (ossia la gravità) è con… la massa. Dato che la gravità è una forza debolissima (e nessuno sa perché) non c’è modo di modificare lo spazio tempo in maniera credibile.
  4. La Nasa NON sta lavorando a questi sistemi: vi è il più serio Advanced propulsion lab, che  sta  studiando vari metodi di propulsione basati su principi fisici che… esistono… tra cui quella solare elettrica.
  5. Alla NASA lavora Harold White.  Ricercatore eclettico, laureato nel 1999 in ingegneria meccanica ed impiegato prima in un contractor della Nasa. Ottiene il dottorato in fisica solo nel 2008 con una tesi sulla ionosfera di Venere. Non  ha alcuna pubblicazione scientifica  che tratti lavori sugli argomenti da lui citati.
  6. Dalla fine degli anni ’90 è stato realizzato solo il prototipo di un interferometro (e molte roboanti interviste). Nessun dato sperimentale, nessuna misura, niente.
  7. Non vi sono inoltre articoli pubblicati su riviste scientifiche: solo alcuni preprint e rapporti interni che potrebbero al massimo servire come technobabble di qualche brutto episodio di Star Trek

Questo non vuol dire che non si possa sognare (l’articolo può essere letto in chiave “poetica”), ma neanche che si debba seguire e dare spazio a ciarlatani che non offrono alcun dato sperimentale in sostegno delle loro affermazioni.
Lascia quindi  molto perplessi il fatto che  Scientific American abbia pubblicato queste sciocchezze acriticamente (e che le abbiano riprese anche sull’edizione nostrana). Anche se si tratta di un “guest post”e la redazione della rivista avverte che le idee espresse sono dell’autore, Testi e fonti andrebbero controllate, altrimenti la prossima volta ci ritroviamo un articolo sul creazionismo o le scie chimiche.

PS ovvi problemi a parte negli anni ’50 avevamo la propulsione nucleare ed il progettoOrione, che nelle configurazioni avanzate avrebbe consentito di raggiungere il 10% della velocità della luce.
PPSS L’unico motore gravitazionale si ottiene mettendo  la macchina in folle e togliendo i freni. Funziona solo in discesa putroppo.

(reblogged da pagina99 e scientificast)

martedì 6 maggio 2014

Giappone: Dopo l'incidente la crisi energetica

(questo articolo è apparso su pagina99  del 26 aprile, di spalla all'ottimo testo di Marco Zappa)

Hayao Miyazaki marching to protest against nukes, with 2 people and 1 dog

I wanted to take this moment to provide my commentary on Japanese society’s backlash against nuclear power. I’ll keep this short and to the point.
The cover of this “Heart of Ghibli Studio” publication shows the man himself, my most respected Hayao Miyazaki, an important and influential figure in Japanese pop culture without a doubt. He’s making a statement walking tall with confidence bearing a sign reading “no nuclear power plants”. (Yes, “nuclear power plants” is like a million characters shorter in Japanese how convenient!) And at the bottom in bold white is the big eye-catching finisher: “Studio Ghibli wants to make movies with power not generated by nuclear energy!”
While I admire Japan’s push and desire to move to a perfectly clean and renewable energy source I worry that the mass majority of them don’t truly understand the significance of nuclear power’s role in their country. It generates a very large portion of Japan’s energy and is that much responsible for Japan miraculously being able to cope with regulations like the Kyoto Protocol (set in place by Japan, in Japan in the first place) while even vastly expansive countries like the US cannot. But I digress because this is not a rant of comparison between two countries.
My point being that I think the Japanese populace needs to at least indicate that they have some knowledge of the reality of the aftermath of this disaster in their country. So many folks seem to be so blindly trudging forth to place blame on nuclear energy and I feel like they’re overlooking the reality of the situation. That their country wouldn’t be where it is today without nuclear power. And they are furthermore overlooking the fact that over 10,000 people died due to a tsunami and earthquake, not due to nuclear radiation or a meltdown. It seems a lot more like misdirected anger.
Nuclear energy is a debatable source of “clean energy” I agree. But it is the most powerful and significant form of energy the human race has ever come upon. It powers satellites that go into the depths of space and submarines into the depths of the ocean. Control and understanding is what we need, not a stark and uncounterable NO. When a significant figure like Mr. Miyazaki above comes out like this in protest I would think everybody respects him and that his statement is an even more powerful one. I haven’t in any way lost respect for him as a creator of many of the best Japanese animated films I have ever seen. But when I see this picture of a man of confidence I see a man who bears only a drive and spirit but lacks the knowledge of the reality. That he can create films preaching understanding and respect of the wilds and the environment (see http://en.wikipedia.org/wiki/Nausica%C3%A4_of_the_Valley_of_the_Wind_%28film%29 and http://en.wikipedia.org/wiki/Mononoke_Hime for two examples) and yet he proposes that we create these using something other than nuclear energy. Tell me, Mr. Miyazaki, what is your compromise? Shall we use coal instead of nuclear energy? I know of no energy more dirty-burning than that.
No, what I’d like to see bright minded individuals like him and the protesters do is stop their protest and take that 30 minutes or however long out of your day to sit and invent. Come up with some ridiculous ways to generate energy. I KNOW the Japanese people are capable of inventing unusual things there’s no way you can tell me that can’t overcome this! I’ve seen them invent miniature things and multi-use items that are just mindblowing in the sense of how logical they really are. So what I want to see is a return to the drawing table. I’ve been to the Ghibli museum and I’ve seen what men like Mr. Miyazaki are capable of. Do not depend solely on pleading with your government to make a change. We the people make up the intellectual mass of our country. Our government is an extension of our power and knowledge. Invent! Create! Design! Do not protest, progress!
dalla rivista di Studio Ghibli del 2011
In ciascun vagone dei treni giapponesi mancano almeno due lampade al neon, prova tangibile degli sforzi fatti per ridurre gli sprechi energetici dopo il devastante incidente alla centrale nucleare di Fukushima-1. In Giappone, con il conseguente spegnimento dei 48 reattori nucleari commerciali è venuto meno un terzo della produzione energetica. Il  paese è stato quindi costretto ad acquistare combustibili fossili per un ammontare pari al 10% delle importazioni complessive. Complice la svalutazione dello yen (-30% rispetto all’euro dal 2013) voluta dal primo ministro Abe per tentare di far ripartire l’economia, la bilancia dei pagamenti giapponese ha quindi toccato l’anno scorso un passivo record di 112 miliardi di dollari.
L’incidente di Fukushima ha inoltre messo a nudo ed aggravato una serie di carenze strutturali nella rete energetica Giapponese. Pur operando ovunque con la tensione di 100 Volt rispetto ai 220 Volt nostrani, il paese è diviso in due: ad est (Tokyo, Sendai, Sapporo) dell’isola si utilizza corrente alternata a 50 Hertz mentre ad ovest (Kyoto, Osaka, Nagoya) corrente a 60 Hertz. Questa spaccatura risale alla repentina industrializzazione avvenuta alla fine del XIX secolo, quando nell’ovest furono acquistati primi generatori dalla statunitense General Electric mentre nell’est si preferì la tedesca AEG. Come si è visto in questi tre anni, un’eventuale carenza di energia nell’est non può quindi essere bilanciata facendo ricorso all’altra metà del Giappone: vi sono infatti solo due stazioni di scambio, a Shin-Shinano e Sakuma in grado di collegare le due reti.
Fatto inusitato per un paese che raramente mette in discussione le decisioni del governo, il movimento antinucleare ha registrato parecchi consensi: tra questi anche il regista Hayao Miyazaki. Da dopo l’incidente Studio Ghibli, la sua casa di animazione che ha prodotto innumerevoli capolavori negli ultimi anni, è infatti alimentata da una compagnia che produce energia tramite fonti alternative. Molte compagnie stanno infatti investendo nella realizzazione di centrali basate su risorse rinnovabili, potenzialmente competitive in un contesto in cui peraltro la TEPCO, proprietaria dei martoriati impianti di Fukushima, ha innalzato il costo della bolletta del 7% per coprire parzialmente i costi dei danni causati dall’incidente.L’obiettivo è di realizzare nelle regioni più remote del  Giappone centrali fotovoltaiche ed eoliche.  Questi sforzi contribuirebbero anche a risollevare l’economia di queste regioni, tra le più povere dell’isola, ma sono ritardati e ostacolati dalle grandi compagnie private e da una legislazione incompleta, che ad esempio non stabilisce chi debba sostenere i costi di collegamento di queste nuove centrali rinnovabili alla rete nazionale. 

Il METI, ministero dell’economia, ha deciso di riattivare nei prossimi mesi le centrali nucleari che hanno passato i severi test di controllo post-Fukushima. Per quanto apparentemente dettate dalla controversa politica del governo Abe queste decisioni sono piuttosto legate a ben più fredde ed impersonali considerazioni economiche ed energetiche, le cui ripercussioni si sentiranno in tutto l’est asiatico nei prossimi anni.