Questo è il primo di una serie di post sui Maya e la loro cosiddetta profezia, secondo la quale il mondo dovrebbe finire a causa di una catastrofe cosmica il 21 dicembre del 2012. A costo di rovinare il finale è possibile affermare che la profezia è una completa sciocchezza: tuttavia,
la storia dei Maya racchiude ancora molti misteri non solo archeologici ed è
ricca di vicende di rilevanza cruciale per il mondo di oggi. Dare ascolto alle
‘profezie’ ed a cataclismi presunti non fa altro che distogliere l’attenzione
dai reali eventi catastrofici che hanno caratterizzato la complessa storia di
questo popolo e che possono riproporsi – con le dovute analogie e specificità -
su scala mondiale anche al giorno d’oggi. Questo antico popolo è stato infatti soggetto alla maggior parte di
quegli stessi eventi catastrofici che minacciano su scala
planetaria – realmente o nell’immaginario collettivo - la nostra civiltà.
I post sono basati sul libro Mai più Maya, disponibile onlineda ebrooks.it, dove è possibile scaricarlo liberamente a questo indirizzo.
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L'aritmetica dei Maya
I Maya misero a punto una matematica estremamente avanzata
ed efficiente, fondamentale per i loro successi nei calcoli astronomici.
L'impostazione era in base 20 (il numero delle dita delle mani e dei piedi) con
simboli che vanno da 0 a 19. Quella occidentale, come è noto, è in base 10 (il
numero di dita delle mani) e, originariamente, non conosceva lo zero. Con lo
zero è molto più semplice effettuare addizioni e sottrazioni di quanto non
fosse possibile con la notazione greca e romana.
I numeri da 0 a 19 secondo la rappresentazione dei Maya. I glifi potevano essere scritti anche in verticale e sostituiti da rappresentazioni più complesse nelle stele e documenti più elaborati. |
I Maya utilizzavano tre simboli: lo zero (un cerchietto),
l’unità (un pallino) e il cinque (un trattino), a comporre una figura unica per
ciascuna cifra da 0 a 19. I caratteri possono essere scritti sia in verticale
che in orizzontale.
Nella nostra numerazione, anch'essa indiana ma tramandataci
dagli Arabi, è la posizione della cifra a decretarne l'importanza: ogni volta
che ci si sposta a sinistra, lo stesso simbolo va moltiplicato per dieci.
Quindi la prima cifra indica unità, la seconda decine, la terza centinaia e
così via per le potenze di dieci.
Se nella nostra notazione la posizione di una cifra a
sinistra incrementa il valore di 10 volte rispetto a quella sita alla sua
destra, nel caso dei Maya l'incremento è di 20: perciò 14.7 corrisponde a 14*20+7=287,
e 4.9.6 corrisponde al nostro 1.786, perché 4*20*20=1600 e 9*20=180, quindi
1600+180+6 = 1.786. Nelle stele ed iscrizioni ufficiali i numeri potevano
essere rappresentati anche da glifi più elaborati e complessi, di solito nelle
due varianti a figura completa e sola testa. Nelle iscrizioni più formali i
glifi con i numeri da 1 a 19 erano affiancati da quelli dell’esponente, con
glifi che rappresentavano il valore di 1, 20, 400, 8.000 e così via sino a 2021ed
oltre.
L’importanza dello zero
Il concetto dello zero era sconosciuto a greci e romani,
ed è stato introdotto in Europa nel XII secolo, proveniente dagli indiani e
portato in Occidente dagli Arabi.
Lo zero consente di adottare una notazione numerica
posizionale, come quella utilizzata ai giorni nostri ed è di cruciale
importanza per lo sviluppo della matematica superiore. In questa maniera non
solo addizioni e sottrazioni, ma anche moltiplicazioni e divisioni risultano
relativamente semplici: per moltiplicare per venti nel sistema Maya basta
infatti “aggiungere uno zero”, ossia spostare le cifre a sinistra di una
posizione. Analogamente, per effettuare divisioni, è sufficiente spostarsi
verso destra, operazione possibile anche per i numeri frazionari dopo la
virgola.
Lo zero è presente in molte rappresentazioni numeriche dei
popoli del Centro America, ma non è chiaro chi abbia introdotto per primo
questo importante concetto. La stele più antica che utilizza questa notazione
riporta una data corrispondente al 32 a.C. secondo il calendario di lungo
computo per cui l’invenzione dello zero deve essere precedente al manufatto.
Questo si trova in territorio olmeco, ma questo popolo si era già estinto nel
IV secolo a.C., per cui – in assenza di ulteriori ritrovamenti – non è
possibile far luce neanche su quest’altro mistero.
I numeri da 0 a 19 in una delle molteplici rappresentazioni pittoriche. (elaborato da Cyrus, T., Maya Calendar Systems, Washington, 1904) |
La notazione utilizzata nei calendari maya era però
leggermente diversa da quella descritta sopra e non completamente posizionale:
la terza cifra non aveva un valore di 400 (20*20), come sarebbe logico
attendersi, ma quello di 360. Questa scelta era probabilmente legata alla
durata dell’anno solare, più vicino, con i suoi 365 giorni, a questo valore. L’uso
di questa notazione era evidentemente studiato per facilitare i calcoli
astronomici, sottolineando l'importanza di questa scelta. D'altro canto, però,
avrebbe reso impossibile effettuare moltiplicazioni e divisioni nella pratica
quotidiana. Si pensi inoltre che numericamente parlando si contava da 0 a 399
per ripartire da 360, con i numeri da 360 a 399 indicabili in due modi diversi.
È comunque ragionevole che numeri superiori a 400 fossero poco frequenti ma non
assenti nella quotidianità non solo dei Maya, ma anche degli altri popoli del
periodo. È quindi possibile che anche per i sistemi di numerazione esistessero
più versioni, per esempio una civile e l'altra astronomico/religiosa.
E' plausibile che una
notazione completamente posizionale, con il 400 al posto giusto, fosse utilizzata
nella vita di tutti i giorni e nel commercio. Ad esempio gli Aztechi – per
rendere più agevoli i calcoli di ogni giorno – oltre alla notazione del
calendario ricorrevano ad una serie di glifi per numerare ed indicare 20 o 400
esemplari di una data merce. Purtroppo i resti archeologici maya ci forniscono
informazioni esclusivamente su date astronomiche o storiche e non sulla vita di
tutti i giorni. Pertanto è ancora incerto l’uso che i Maya facevano della
matematica al di fuori dei templi e dei palazzi reali: data l’importanza delle
date e degli eventi astronomici per formulare gli auspici e la sorte nella vita
di tutti i giorni, è plausibile ritenere che le notazioni e le basi matematiche
fossero note e praticate nell'uso comune. Ai sacerdoti restava l'appannaggio
dei calcoli più complessi del calendario, del calcolo delle date di solstizi ed
equinozi e soprattutto dei giorni fausti ed infausti. Agli occhi dei monarchi e
della popolazione, questo giustificava il loro ruolo, la loro autorevolezza e
la loro sopravvivenza. Così fu, sino al crollo dell’era classica, che è stata
la vera fine del mondo dei Maya.
1. Continua
I post sono basati sul libro Mai più Maya, scaricabile gratuitalmente a questo indirizzo.
(7) Più vecchio dell'Universo: la stele di Coba
(6) Il tredicesimo Baktun dei Maya ed il loro inizio senza fine
(6) Il tredicesimo Baktun dei Maya ed il loro inizio senza fine
(4) Terence McKenna e la non-profezia
(3) L'astronomia
(2) L'ebook
(1) La matematica
Ciao Marco, sempre molto interessanti i tuoi post. Questa volta peró vorrei farti un appunto:
RispondiElimina"Quella occidentale, come è noto, è in base 10 (il numero di dita della mano)"
forse sarebbe meglio:
"Quella occidentale, come è noto, è in base 10 (il numero di dita delle mani)"
non fa una grinza, almeno su questo pianeta... Ho corretto, grazie mille!
EliminaI babilonesi, utilizzando sistema additivo (con 59 simboli) per l'astronomia tutto intorno a valori sessagesimali simile a quello Maya, alla fine si sono inventati dei segnaposto posizionali per poter utilizzare lo zero all'interno dei numeri. Non lo usavano nella scrittura astronomica "alta" però. E sorprendentemente perfino gli arabi, nonostante avesseor importato lo 0 e inventato il sistema decimal-posizionale, per i trattati astronomici continuarono ad usare la matematica babilonese.
RispondiEliminaAttendo fiducioso il resto della serie :)
Sì, difatti la matematica babilonese è interessantissima, del resto usiamo anche noi ancora i 360 gradi ed il sistema sessagesimale dei babilonesi. Credo che funzionasse bene perchè 360 è quasi quanto si muove la terra rispetto alle stelle in un giorno...
Eliminapiuttosto... complimenti per il tuo blog. Non lo conoscevo (mea culpa!) lo devo leggere con attenzione!
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