I buchi neri hanno sempre esercitato un notevole fascino per le loro estreme caratteristiche fisiche ed astronomiche. Questo oggetto – talmente denso che neanche la luce può fuoriuscirne – fu per la prima volta postulato nel 1931 dall’ indiano Subrahmanyan Chandrasekhar utilizzando le equazioni della Relatività Generale di Einstein.
Qualunque cosa la cui massa è concentrata al di sotto di un certo raggio dà origine ad un buco nero. Questo raggio – detto anche raggio di Schwarzschild o orizzonte degli eventi dipende dalla massa, ma le dimensioni sono estremamente piccole : nel caso del Sole (che ha 700,000 km di raggio) questo è poco meno di tre chilometri.
La teoria del geniale astrofisico indiano prevedeva la formazione di un buco nero (BN) con la morte di una stella. Quando le reazioni nucleari di un astro terminano perché esso ha bruciato tutto il suo combustibile, tutto il suo materiale cade verso il centro. Il fato delle stella dipende dalla sua massa: il nostro sole diverrà una nana bianca, stelle sopra il 40% della sua massa delle stelle di neutroni, e sopra tre masse solari forma un buco nero. Una volta dentro l’orizzonte degli eventi non vi è più alcuna speranza di uscirne: tutto viene compresso sino alla singolarità centrale, infinitamente piccola e probabilmente puntiforme, con tutti i problemi matematici e fisici che ciò comporta.
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