Con l’inizio delle vacanze estive, l’ultimo film di
Studio Ghibli, Omoide no Marnie - Quando
Marnie era qui, è giunto nelle sale
cinematografiche giapponesi. Marnie (qui
un trailer)
è il primo lungometraggio dello studio dopo l'uscita in tandem nel 2013 di Kaze Tachinu – Si alza il vento di Hayao
Miyazaki e Kaguya-hime no monogatari – La
Principessa Splendente di Isao Takahata.
Diretto da Hiromasa Yonebayashi (1973), Marnie mostra la maturata abilità del
regista, che qui riesce con successo a fondere elementi fantastici e di mistero
in un intreccio realistico ed onirico allo stesso tempo. Yonebayashi ha infatti percorso tutti i gradini della scala sociale
dell’animazione: intercalatore ne La
principessa Mononoke (1997), diventa key
animator (disegnatore delle immagini chiave delle sequenze) ne La città incantata (1999), per giungere
alla sua prima regia con Arrietty - il
mondo segreto sotto il pavimento (2010).
Tuttavia vi è un problema
economico legato al futuro dello studio: dopo gli ultimi capolavori
di Takahata e Miyazaki , e
con l’annuncio di quest’ultimo di ritirarsi dalla regia, in Giappone ci si è
interrogati sul futuro di studio Ghibli e se gli elevati costi di produzione
potessero continuare ad essere recuperati dal successo di sala. Infatti se Kaze
Tachinu – forte del nome del regista – ha incassato più di 100 M$ , Kaguya
Hime – costato circa 50M$ - ne ha recuperati poco più di 20M$
al botteghino. Gli incassi non rendono però giustizia alla commovente bellezza
dell’animazione de La Principessa
Kaguya, Il capolavororo di Takahata, in cui ogni singola immagine sembra
strappata da un unico immenso emakimono
(rotoli in cui venivano dipinte e
narrate storie e leggende). Il film di
Takahata ha probabilmente risentito del fatto che Kaguya è la più antica storia esistente in forma scritta in
Giappone e dunque perfettamente nota ai potenziali spettatori.
Nel suo primo fine settimana al botteghino, Marnie
ha aperto in terza posizione con 3.7M$, dietro a Maleficent e staccato di poco
dal nuovo (ennesimo) film dei Pokemon.
Il risultato non è considerato al momento molto brillante, ma c'è ampio margine
di miglioramento. A questi ricavi vanno aggiunti quelli stranieri (ad esempio Arrietty
incassò 10M$ in Giappone e 116M$ all'estero). Inoltre agli incassi nelle sale si
devono aggiungere quelli del merchandise
e della vendita di DVD e BluRay (da poco è uscito quello di Si alza il vento).
Inoltre Ghibli è l'unico studio di produzione che sino ad ora manteneva uno staff di disegnatori e animatori full time. Tutte le altre case di produzione assumono freelance per le singole produzioni, spesso consorziandosi per quelle di maggior respiro.
In una recente intervista, il produttore Suzuki ha parlato di questi problemi al programma TV Jonetsu Tairiku (qui, scrollando in basso si può leggere in giapponese le sue parole, unica fonte sino ad ora. Anche qui screen capture). Quello che ha spaventato i fan di tutto il mondo è stata l'affermazione che lo studio dovrà riposare (il japantimes traduce con brief pause) per un po' nella parte di produzione, probabilmente scorporando il dipartimento di produzione da quello di marketing copyright, confermando purtroppo un rumor di qualche settimana fa.
[Una cosa simile è avvenuta per la Tatsunoko, che adesso gestisce solo le sue produzioni passate e che dai tempi di Ideon non crea più nuove opere. I disegnatori della Tatsunoko andarono poi a formare lo studio IG.]
Resta da capire cosa succederà in futuro, resta da auspicare che la riorganizzazione consenta di avere una compagnia snella che continui a produrre opere di qualità.
La famigerata immagine in cui Suzuki parla della pausa dell'animazione. Da qui. |
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