(parte dell'articolo apparso su wired)
(ne abbiamo parlato nel podcast 90 di scientificast)
Sherlock Holmes sta conoscendo un periodo di revival sia sul grande che sul piccolo schermo. Due film con Robert Downey Jr, il più recente con Ian McKellen (Mr. Holmes, 2015) e due serie televisive come Sherlock ed Elementary, ambientate nella Londra e nella New York dei giorni nostri. In molti adattamenti viene dato ampio spazio all’antagonista di Holmes, il genio del crimineprofessor Moriarty. In realtà, l’arcinemico per antonomasia compare direttamente solo in due avventure del grande investigatore ed è menzionato in appena altre cinque. L’autore delle avventure di Holmes, Sir Arthur Conan Doyle, concepì Moriarty come nemesi finale del suo ormai troppo famoso ed ingombrante detective ne L’ultima avventura del 1893). E, infatti, sia Moriarty che Holmes muoiono, stretti in un abbraccio mortale, cadendo dalle cascate di Reichenbach nel 1891. Doyle, però, sotto l’incredibile pressione del pubblico, è costretto a salvare Holmes a posteriori e farlo tornare nel 1894 ne L’avventura della casa vuota.
Holmes ci narra quel poco che sappiamo di Moriarty: prima di darsi al crimine era un matematico di formazione e professione. Erano altri tempi e non c’era precariato nella ricerca, almeno per menti geniali come la sua: ad appena 21 anni e con un solo trattato sul teorema binomiale, vinse una cattedra in una delle università minori del Regno Unito.
Il detective ci fa però sapere che Moriarty fu presto costretto a rassegnare le dimissioni dall’università, a seguito di “oscure dicerie”. Non conoscendo i fatti in prima persona, l’investigatore collegò i pettegolezzi alle prime malefatte del genio del male.
Ma fu veramente così? Lo scrittore Isaac Asimov ipotizza, in un racconto de I vedovi neri (The Ultimate Crime, 1976), che le dimissioni di Moriarty fossero piuttosto causate dall’ostracismo accademico scatenati dalle sua rivoluzionarie ed eretiche teorie.
Holmes considerava Moriarty un “genio, un filosofo, un pensatore astratto e mente di prim’ordine”. Ne La Valle della paura (1914) dice di lui: “Non è forse il celebrato autore di La dinamica di un asteroide, un libro che ascende a picchi così rarefatti di alta matematica che si dice che nessun esponente della letteratura scientifica sia stato in grado di recensirlo?”.
Sherlock non conosceva il trattato e, dato che nessun recensore ne aveva compreso il significato, ne ignorava il contenuto. Anche se non gli si può rimproverare di non aver letto una monografia di matematica astratta, il più famoso detective del mondo aveva comunque vaste lacune nella sua educazione. John Watson ci rende partecipi (Uno studio in rosso, 1887) della sua sorpresa nello scoprire che Holmes, fieramente, ignorava sia la struttura delSistema solare che lo stesso sistema copernicano,
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