giovedì 20 dicembre 2012

In attesa dell'Apocalisse (9): Il vero enigma dei Maya


File:Chichen-Itza-Castillo-Seen-From-East.JPG
Al termine del IX secolo d.C. ebbe inizio il declino della Civiltà Classica Maya. Vi furono violenti sommovimenti popolari e la popolazione si ridusse drasticamente abbandonando le città e disperdendosi in parte verso nord, in prossimità della costa atlantica. Nelle zone centro-meridionali della penisola dello Yucatán , dopo l’800 d.C. scomparve tra il 90 ed il 99% della popolazione, con i suoi re, e con tutto il bagaglio di organizzazione politica e sociale che l’aveva caratterizzata in precedenza. Si stima che nella regione del bacino di Petén – corrispondente al territorio dell’attuale Guatemala – vivessero tra 3 e 14 milioni di persone: di questi, dopo il disastro, ne sopravvissero appena 100 mila.
Gli agglomerati urbani che erano fioriti nella classicità furono lasciati in completo abbandono e quindi vennero ricoperti ben presto dalla vegetazione e inglobati dalla giungla; i Toltechi ed altri popoli conquistarono una parte del territorio maya ed il resto si frantumò in una miriade di città stato.
Il cuore dell’impero maya non vide più anima viva e, soprattutto, tale rimase anche quando – ben oltre la siccità – il terreno cominciò a rinverdirsi superando lo stress che aveva subito per la carenza di pioggia e per l'ipersfruttamento, segno evidente che non c'era più popolazione superstite né altra sopravvenuta interessata a strappare alla giungla l’antico territorio. Della localizzazione delle città e del loro splendore si perse, nel tempo, anche il ricordo.
La maggior parte delle conquiste scientifiche e tecnologiche andarono perse: la qualità dei manufatti e delle sculture successive realizzate nell’età definita “postclassica” mostra chiari segni di regresso. Tra le perdite vi fu anche l’uso del calendario di lungo computo, le sue connotazioni religiose, le sue finalità scientifiche, il suo impiego pratico. Così scompariva il segno tangibile del più grande traguardo scientifico ed astronomico raggiunto da questa civiltà.
Lo studio di date, calendari e sistemi di numerazione è quindi importante non tanto per farne derivare profezie ad uso nostro, ma per cercare di risalire alla causa della fine della loro cultura.
Perché e in che modo in quel periodo è sparita in pochi anni una popolazione di milioni di individui, socialmente ben strutturata, potente in armi, maestosa nei monumenti? Cosa è successo di così catastrofico da indurre all’abbandono completo di metropoli di varie centinaia di migliaia di abitanti? Perché le città non sono mai state riabitate, neppure da altre popolazioni con diverse culture? Una volta chiarite le cause, quale rilevanza culturale o implicazioni pratiche ciò assumerebbe per la nostra civiltà?
Il dibattito sulla fine della civiltà Maya è ancora aperto e da molti considerato uno dei più grandi enigmi dell’archeologia. Sono state avanzate varie ipotesi al riguardo: invasione di popoli stranieri, sovrasfruttamento del terreno, rivoluzione sociale delle classi inferiori, diffusione di epidemie… ma nessuna è conclusiva nello spiegare la rapidità del crollo della popolazione e l’abbandono delle città.

(9) continua

1 commento:

  1. la decadenza di un popolo "civilizzato" non è raro nella storia... e la cosa dovrebbe far pensare...

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