(ripropongo qui un mio testo apparso su wired.it)
A tre anni dallo tsunami che devastò le coste del Giappone, ecco la situazione attuale (e le inesattezze che si leggono in giro)
Lo tsunami
che devastò le coste del Giappone l'11 marzo del 2011spazzando via intere
cittadine causando circa 18,000 vittime danneggiò irreparabilmente anche la
centrale di Fukushima-1. Ebbe così inizio la più lunga e complessa crisi
nucleare da quella di Chernobyl. Se nessuno ha perso la vita a causa delle
radiazioni, il rilascio di cesio nell'ambiente ha costretto circa 100,000
persone ad abbandonare le proprie case senza prospettive che la maggior parte
vi possa far ritorno. Inoltre la ua carente gestione dell'emergenza ed i
conseguenti danni economici e sociali - hanno causato circa 1600 tra decessi e
suicidi
Nel
ricordare il terzo anniversario della tragedia che ha colpito il Giappone è
possibile fare il punto sulla situazione alla centrale nucleare e la
contaminazione radioattiva (qui un articolo apparso su wired lo scorso anno).
Fukushima e Chernobyl
A Fukushima
la quantità materiale radioattivo disperso nell’ambiente è inferiore a quello della centrale ucraina. Infatti le
protezioni in cemento dei reattori della centrale giapponese sono ancora
intatti, dato che l’esplosione ha interessato le mura esterne degli edifici; il
reattore di Chernobyl è invece stato scoperchiato dall'esplosione.
Strutture in
cemento armato proteggono ora nuovamente i quattro edifici danneggiati di
Fukushima. Al momento non è possibile avvicinarsi ai reattori 1,2 e 3 per
l'enorme quantità di radioattività, ma il 20% delle barre di combustibile è già
stato rimosso dalla piscina del reattore 4. Per la completa messa in sicurezza
dei reattori saranno comunque necessari almeno altri 30 anni.
Contaminazione ambientale e firma di Fukushima
Fuori della
regione di esclusione vicina alla centrale,la radioattività ambientale è pari a
quella di Roma che poggia su rocce vulcaniche ricche di radon e torio. Tokyo ha
un fondo radioattivo pari alla metà di quello romano. Tuttavia la presenza di
cesio radioattivo è chiaramente rivelabile nella regione di Fukushima,
soprattutto negli hotspots dove il
defluire dell’acqua raccoglie e concentra il cesio. In assenza di azioni concrete
da parte del governo, nei mesi successivi al rilascio, associazioni di
cittadini e genitori hanno rimosso la parte di suolo contaminato da parchi e
giardini pubblici e scuole.
La
contaminazione di Fukushima ha una 'firma'caratteristica, che la distingue da
quella di Chernobyl e delle esplosioni nucleari degli anni 50: è composta per
metà di cesio 137 e per metà di cesio 134. Se il primo isotopo ha un tempo di
dimezzamento di 30 anni (ossia ogni trenta anni ne
sparisce la metà), il secondo ha un tempo di dimezzamento di due anni . Grazie a
questa fortunata circostanza ci si può attendere per l'anno prossimo che la radiazione
ambientale si sarà ridotta a poco più del 50%, e dovuto al solo contributo del cesio 137, che – se non
rimosso - resterà però nell'ambiente per i prossimi decenni.
Acqua contaminata.
A complicare
le operazioni di messa in sicurezza della centrale vi sono le continue perdite
di acqua immagazzinata nelle centinaia di contenitori. L'acqua non pone un rischio
immediato come la messa in sicurezza dei reattori e dello svuotamento della
piscina del reattore 4.
L’acqua contaminata
proviene sia da perdite nei serbatoi in acciaio in cui è stata stoccata, che da
contaminazione nel terreno. Il materiale radioattivo disperso nel Pacifico ammonta
a 20,000 miliardi di Bq.
Per quanto
gravi siano i danni alle coste della regione di Fukushima, dove le perdite
continue impediscono di tornare a pescare, l’acqua radioattiva si disperde poi
nell’oceano Pacifico, vasto circa un terzo della superficie terrestre e profondo
in media 4 km. Qualunque notizia di oceani contaminati radiazione che giunge
sino in America e sciocchezze varie è pertanto priva di ogni fondamento:
l’aumento di radioattività nell’oceano è trascurabile ed inferiore alla
radioattività del Carbonio 14 e Potassio 40 disciolte nel mare. Anche
considerando solo la regione prospiciente la costa nord-est del Giappone, le
perdite da Fukushima costituiscono meno di una parte su 100,000 della
radioattività già presente in natura. Se consideriamo tutto il Pacifico si
tratta di meno di una parte su 100 milioni, una vera goccia nell’oceano.
In ogni caso
i tonni del pacifico possono stare tranquilli: nell'Atlantico sono affondati 6
sottomarini nucleari senza che i loro reattori nucleari contaminassero le acque
del nord Europa o che nessuno si preoccupasse per la sorte dei merluzzi che si
pescano in quelle zone.
Il cibo di Fukushima è radioattivo.
Anche il corpo umano , come
quello di ogni essere vivente, è radioattivo, emettendo soprattutto raggi gamma provenienti dal
decadimento del potassio 40.
Il governo giapponese ha abbassato, nell'aprile
2012,la soglia di sicurezza a 100 Bq/kq (ossia ammette un massimo di 100
decadimenti di cesio al secondo in un kg di cibo). Precedentemente la soglia
era pari a 500 Bq/kg. Questo valore risulta eccessivamente restrittivo,
soprattutto se confrontato con l'attività di prodotti come le banane (125 Bq/kg) e le noci del brasile (600 Bq/kg di
potassio 40 che fa male né più né meno come il cesio). Prima dell'incidente di
Fukushima, l'Europa aveva una soglia di 1250 Bq/kg prima,abbassata poi
a a 100 Bq/kg per il cibo proveniente dal Giappone e 600 per quello proveniente
da altri paesi (valori per cibi non per neonati). Indipendentemente dalla reale
contaminazione del cibo, nei primi mesi dopo l’incidente grandi quantità di prodotti
in Giappone sono stati rispediti al mittente senza che vi fosse alcun rischio.
Paradossalmente anche prodotti provenienti dall'Europa sono stati rimandato
indietro perché al di sopra dei limiti consentiti in Giappone. Tra questi il
caso della marmellata di mirtilli provenienti dalla Bulgaria e contenente
piccole quantità di cesio 137 di Chernobyl.
Abbassare le soglie della radiazione senza un reale riscontro
medico e biologico implica dei costi enormi e nessun beneficio. Test che
richiedono più tempo e strumenti più sensibili per misurare quantità
microscopiche di radioattività, quantità di cibo scartato, suicidi tra
gli agricoltori che non possono vendere il cibo perché "irrimediabilmente
contaminato" secondo la legge ma con meno radiazione delle già citate banane.
Inoltre, la mancanza di fiducia
dei consumatori, alimentata da una pessima gestione dell'emergenza da parte dei
governi giapponesi, fa sì che tutto il cibo proveniente dalla regione di
Fukushima sia evitato.